Emergenza COVID 19: economia regionale e proposte al Governo

Regione e Camere di commercio del Veneto sono legate da una collaborazione storica inscindibile.
Nessuno riuscirà a farci litigare, non con la Regione.

Premettendo che l’aspetto sanitario viene prima di ogni altra cosa, e che non c’è alcuna antitesi tra sistema delle imprese e salute pubblica, un plauso va alla Regione del Veneto per lo sforzo che ha profuso in questi giorni complicati cercando sempre un delicato equilibrio tra le esigenze di salute pubblica e la popolazione, affinché il sistema delle imprese non fosse troppo penalizzato da questa crisi, che non nasce certo da inefficienze del sistema veneto.

Ora non è il tempo della ricerca delle responsabilità, ma delle proposte, anche se duole osservare la mancanza di vicinanza da parte dell’Unione Europea, di pensare a come ridurre al minimo i danni per le imprese.

Stiamo raccogliendo una forte preoccupazione trasversale a tutti i settori economici.
Se da una parte la preoccupazione iniziale è stata soprattutto su turismo, commercio e ristorazione, guardando più in profondità vediamo e sentiamo un grido di allarme anche dalle attività di servizi, parrucchieri ed estetisti ad esempio.
Anche la manifattura guarda con preoccupazione al futuro breve per ciò che concerne l’approvvigionamento di materie prime ma anche per l’embargo che le maestranze hanno sia per andare in missione all’estero, sia in alcune regioni italiane.
E certamente il settore primario non se la passa meglio.

Il Sole 24 ore ci ricorda che Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna incidono da sole per il 40% del Pil. E le prime stime parlano di una perdita da 5 a 7 miliardi di euro, più di 1/3 dal settore turistico. Anche i settori della moda e del made in Italy, in generale, avranno sofferenze.

Il Centro Studi di Unioncamere del Veneto sta conducendo in questi giorni un’indagine flash per monitorare l’impatto economico dell’epidemia da Coronavirus nelle imprese manifatturiere del Veneto, sfruttando il consueto campione utilizzato per monitorare le dinamiche congiunturali.
Dopo soltanto 24 ore dal lancio del questionario, abbiamo raccolto già 1.500 questionari. Questo è già un dato in sé, che ci indica l’attenzione e la preoccupazione delle imprese per questa emergenza.
Grazie a questa massiccia e veloce adesione all’indagine, siamo in grado oggi di anticipare alcuni risultati, che naturalmente saranno approfonditi la prossima settimana a indagine completata.
Abbiamo suddiviso le domande in due blocchi, chiedendo alle aziende:

  • da un lato, se siano interessate dal blocco delle attività in Cina e nel Sud-est asiatico;
  • dall’altro se la loro attività economica stia risentendo della diffusione del contagio in Italia, in particolare per effetto delle misure contenitive adottate.

Con riferimento al blocco delle attività in Cina, possiamo anticipare che:

  • il 19,4% delle imprese manifatturiere intervistate finora (1 su 5) è già stata interessata in qualche modo dal blocco delle attività in Cina e/o nel Sud-Est asiatico per effetto del “Coronavirus”;
  • in prevalenza l’impatto negativo si manifesta sul fronte degli approvvigionamenti, e i settori maggiormente interessati sono: le macchine elettriche ed elettroniche e il tessile abbigliamento e calzature;
  • quanto perdureranno queste difficoltà in Cina: per quasi 1 azienda su 2 si parla almeno di giugno, come orizzonte di normalizzazione per gli approvvigionamenti.

Facile immaginare l’impatto a cascata lungo le filiere di queste difficoltà, verso i terzisti e i clienti a valle. Una situazione che già emerge in modo chiaro dai primi dati raccolti. E che si somma agli effetti interni provocati dalle misure adottate per il contenimento del contagio.
Infatti, alla domanda se le aziende stiamo subendo conseguenze negative per effetto della diffusione del contagio in Italia, abbiamo ottenuto che:

  • il 62,5% delle imprese manifatturiere venete è già interessata da una riduzione della produzione;
  • il 29,4% indica addirittura di averla dovuta sospendere (sono aziende operanti in prevalenza nel settore tessile abbigliamento e calzature e in provincia di Padova);
  • il 67% evidenzia calo degli ordini e delle vendite.

In alcuni casi è evidente la correlazione che si diceva sopra con gli approvvigionamenti. Alcune aziende sono proprio costrette a fermarsi per carenze di materie prime. Quindi è già in atto la propagazione delle difficoltà lungo le filiere.
Ma ci sono anche effetti più direttamente collegabili alle misure di contenimento del contagio adottate in Italia. Imprese che non hanno ordini a causa della caduta delle attività turistiche e dei pubblici esercizi, dei negozi vuoti, delle disdette che danno i clienti esteri o tecnici addetti alle installazioni o collaudi di macchinari. Fiere o viaggi di lavoro all’estero che saltano. Problemi nelle spedizioni e nelle consegne.
Tutto un insieme di cose che in una settimana ha generato una paralisi, e che sta generando tensioni anche sul piano finanziario, in termini di ritardi nelle fatturazioni e negli incassi.
È comprensibile che di fronte alla minaccia di un virus, di cui si conosce poco, sia stata data priorità alla salute dei cittadini, e in particolare a ridurre il più possibile i contagi per non mandare in tilt la sanità. Però bisogna stare attenti a come vengono lanciati i messaggi.
I nostri imprenditori lo dicono chiaramente. A nostra domanda esplicita sulla gestione in Italia dell’emergenza, pur a fronte di 1/3 degli intervistati che ritiene sia stata affrontata con misure congrue, il 48% degli imprenditori (quasi 1 su 2) è convinto invece che sia stato generato troppo allarmismo.
Evidente sul turismo, visto il numero delle disdette. Ma evidente anche nel manifatturiero, come si evince da questi dati.
È dunque importante mettersi alle spalle quanto prima questa settimana di blocco. La revoca di alcune misure va nella direzione giusta. Ora occorre lavorare molto nella comunicazione. Nell’abbattere ulteriormente la psicosi, senza per questo mancare alle forme di cautela dettate dal buon senso.
La voglia di andare avanti delle nostre imprese resta comunque una forza straordinaria. Si pensi che in poco tempo già un 17% delle imprese intervistate (in termini assoluti sono oltre 230) ha fatto ricorso allo smartworking, per favorire il lavoro da casa dei dipendenti, sia per ridurre le situazioni di esposizione a possibile contagio, sia considerando chi aveva i figli a casa per la chiusura delle scuole.
Altri dati, incrociati con i settori e i profili delle aziende, ve li forniremo la prossima settimana. Questo è quanto ci è stato possibile anticipare, lo ripetiamo, a 24 dal lancio del questionario.

Ci sono almeno sei richieste cui dare risposta, anche nell’ambito dei provvedimenti di urgenza che si stanno adottando in queste ore:

1. Il decreto di approvazione dei progetti speciali finanziati dalle imprese con il 20% del diritto annuale, che riguardano proprio l’internazionalizzazione, il turismo, la formazione ed il lavoro per i giovani e la digitalizzazione.
È necessario procedere subito all’adozione di tale provvedimento, per sbloccare immediatamente le risorse per il 2020 attraverso le quali le Camere di commercio potranno spendere denaro indirizzandolo proprio alle imprese, poiché si tratta per oltre la metà dell’importo di voucher.
Nel Veneto stiamo parlando di poco più 7.500.000 di euro nel 2020 e complessivamente di 22.500.000 di € nel triennio 2020–2022;

2. la Legge di bilancio per l’esercizio in corso prevede l’inserimento anche delle Camere di commercio tra gli enti obbligati a non spendere totalmente le proprie risorse per gli interventi di promozione economica. È una norma ancor più incomprensibile in un momento in cui tali interventi sono urgenti ed indispensabili.
Attendiamo celermente una circolare interpretativa del MISE, d’intesa con il MEF, che chiarisca l’esclusione di tale previsione.
Solo per dare la misura delle risorse che sono bloccate da questa norma: stiamo parlando di circa 6.000.000 di euro nel 2020 che potrebbero essere investiti su tutto il territorio regionale per sostenere le imprese, accompagnarle con interventi mirati alla competitività e al rilancio dell’immagine e della reputazione nel mondo.

3. Il quadro, ulteriormente aggravato dall’ultima Legge di bilancio, relativo alle norme cosiddette “Tagliaspese” che nel decennio appena trascorso hanno coinvolto anche le Camere di commercio e le loro Unioni regionali, andando a colpire secondo un meccanismo perverso le amministrazioni più virtuose nella gestione delle risorse.
La proposta che il sistema camerale veneto da parecchio tempo avanza, oggi ancora più convintamente, è di destinare le somme da versare al bilancio dello Stato, che annualmente nella nostra regione ammontano a 5,5 milioni di euro, a programmi di intervento strategico che rispondano alle legittime aspettative del sistema produttivo.

4. Chiediamo risorse per il rilancio reputazionale di queste aree, non solo della zona rossa, ma di tutto il territorio regionale, da utilizzare assieme alla Regione Veneto per comunicare che qui si può venire per affari, turismo e ogni altra attività economica.

5. Chiediamo che le normative di sospensione previdenziale e fiscale e, sperando non serva, l’utilizzo degli ammortizzatori sociali siano estesi a tutta la regione, a tutte le imprese e agli enti per alcuni mesi.

6. Riteniamo necessario che vengano stanziate risorse a favore delle imprese del Veneto per far fronte a questa situazione di emergenza. Candidiamo il sistema camerale Veneto a gestirle con bandi dedicati, in stretta sinergia con la Regione, certi che una gestione di fondi in prossimità con il territorio sia la modalità operativa migliore per un loro efficientamento.

Sono richieste non solo di buon senso, ma DOVEROSE nei confronti delle nostre imprese, con le quali in questi anni siamo stati capaci di mantenere e consolidare relazioni di fiducia grazie all’efficienza dei nostri servizi e alla competenza delle nostre strutture, pur ridotte all’osso.

Voglio chiudere con due ringraziamenti:

    • al Governatore Luca Zaia per l’impegno profuso in questi giorni e all’Assessore allo Sviluppo economico, Roberto Marcato, che lunedì ci riunirà, insieme alle categorie economiche in un tavolo di concertazione e sinergia sulle azioni da intraprendere e che sta difendendo le nostre s.r.l. dal devastante attacco del Governo;
    • ad ANCI Veneto, al “fronte” come noi, perché solo la collaborazione tra istituzioni ci permetterà di vincere questa sfida.