Il commercio estero nelle province di Belluno e Treviso, nel quadro dell’emergenza Covid-19

IL COMMENTO DEL PRESIDENTE DELLA CAMERA DI COMMERCIO DI TREVISO-BELLUNO, MARIO POZZA


I dati export relativi al 2019 sono stati diffusi dall’Istat una decina di giorni fa. Ma nella situazione drammatica in cui ci troviamo – 
sottolinea il Presidente della Camera di Commercio di Treviso e Belluno, Mario Pozza – non potevamo limitarci al classico consuntivo di fine anno. I dati ci sono tutti, nei dettagli, per chi vuole andarseli a leggere. Ma soprattutto si cerca di contestualizzare i risultati di ieri in quelli che sono i tanti fattori di rischio (o di danno già concreto) per il 2020.

Le minacce arrivano da più fronti – continua Pozza: difficoltà di approvvigionamento, blocco delle frontiere (e competizione sleale fra paesi dell’Unione), calo della domanda globale direttamente correlata all’estendersi del contagio. Ora anche la sospensione delle attività in base al Dpcm del 22 marzo scorso. C’è un’emergenza sanitaria in corso, siamo tutti d’accordo. Ma faccio mia – dice Pozza– l’arguta osservazione pubblicata ieri sulle pagine della Stampa: “non bisogna combattere la pestilenza generando carestia”.

Solo lo stop delle attività per decreto sta generando molte criticità e incertezze sul piano amministrativo. Domenica – racconta Pozza – ho raccolto tantissime telefonate di colleghi imprenditori che mi chiedevano cosa fare, se potevano tenere aperto o dovevano chiudere. Sul piano economico, le nostre prime stime ci portano a dire che solo questo stop potrebbe significare 1,5 miliardi di euro in meno di export a livello regionale, senza tener conto di tutto il resto.

Ecco allora – continua Pozza – che serve un massiccio sostegno all’economia da parte delle istituzioni: a sostegno del reddito dei lavoratori e delle imprese, con risorse illimitate: subito, e poi quando saremo nella condizione di ripartire. Certo, serve un piano di investimenti che coniughi capillarità nei territori, ma che resti focalizzato su poche importanti priorità, tali da generare valore aggiunto e ritorno per la collettività: infrastrutture, ricerca e formazione, recupero dell’immagine italiana nel mondo, e tutto quello che, anche da questa crisi, abbiamo capito essere importante, come gli investimenti nella sanità pubblica (che muove molto anche a livello di tecnologie). 

Bene, al riguardo, che la Commissione Ue abbia finalmente sospeso il patto di stabilità.  Bene anche l’ombrello finanziario della BCE. Ora serve però un terzo passaggio da parte dell’Ue: devono essere sospesi, o del tutto riformati, i parametri di Basilea 3. Quando le aziende potranno ripartire, i bilanci saranno un campo di guerra: dunque – sottolinea con forza il Presidente Pozza – non è pensabile che il merito di credito possa essere valutato con quei parametri, che già sfavorivano i rating delle imprese che avevano fatto importanti investimenti.

Non dobbiamo perdere di vista il futuro. La tenuta socio-economica della nostra comunità. Per questo dobbiamo essere molto accorti. Sosteniamo a dovere i settori colpiti dalla crisi, ripensiamo strutturalmente le cose che non vanno. E poi ripartiamo, più forti di prima.


I fattori di rischio per l’interscambio commerciale trevigiano e bellunese 1 – Approvvigionamenti dalla Cina

Cosa mette a repentaglio oggi l’interscambio delle due province? Diversi i fattori in gioco. Nella prima fase del Covid-19, quando il focolaio dell’epidemia era circoscritto all’area di Wuhan in Cina, la criticità maggiore riguardava gli approvvigionamenti. Già a fine febbraio, come è emerso dall’indagine flash di Unioncamere del Veneto, un’impresa manifatturiera veneta su cinque denunciava difficoltà nel reperimento di componentistica e semilavorati dalla Cina, particolarmente nel settore tessile-abbigliamento, nell’industria dei macchinari e degli apparecchi elettrici.

 

COMUNICATO STAMPA